La Storia e le storie

E' vero che Il Nome della Rosa è stato girato alla Sacra? Quante volte ci è stato chiesto da qualche visitatore che, con il naso all'insù, cercava di scorgere la fine dello scalone dei morti e di capire cosa l'aspettava nella luce abbagliante oltre il varco del Portale dello Zodiaco. Questo è quello che scrive Umberto Eco in una lettera al Rettore dell'Abbazia datata il 20 febbraio 1995. "Caro Rettore ...

Riprende da La regola di San Benedetto all'abbazia della Novalesa e alla Sacra di San Michele (parte 1 di 2)

Vita economica di un monastero

L'attività economica era pure importante: quali servizi erogavano i monasteri?
L'ospitalità per esempio.
Novalesa dal 739 ha poteri civili, ovvero l'abate comanda e domina la vallata, con proprio tribunale, carcere e processi. I poteri civili consentono all'abate di provvedere alla difesa della zona in un'epoca in cui la malvivenza era all'ordine del giorno e il potere centrare era a Aix la Chapelle (vicino all'Olanda).
Analogamente si occupava della strada e dell'assistenza ai viaggiatori: il foresterario (il monaco dedicato ai forestieri) preparava il pacco dei viveri all'ospite che era in partenza.

Ma le terre della Novalese, e pure quelle della Sacra, erano povere.
Nel 1600 la legge ecclesiastica richiedeva che nel periodo di quaresima non si mangiasse carne, né latticini. In una lettera al nunzio apostolico la comunità della Novalesa chiede una deroga almeno sui latticini: motivazione non c'era altro cibo.
I periodi più critici erano i mesi di marzo, aprile e maggio, in cui solo alla Novalesa venivano 2.000 poveri a chiedere le elemosine (uma pagnotta di segala).

La regola si espande molto grazie alla capacità di mobilità da parte dei monaci. I monaci erano legati a una comunità, ma da questa partivano per scambiare notizie con altre comunità dipendenti: per esempio c'era la tradizione quando moriva un monaco di portare la notizia su un rotolo agli altri monasteri che sullo stesso rotolo scrivevano un messaggio.
L'isolamento di un monastero era solo giuridico, ma c'è un gran movimento di idee e di partecipazione.

Siamo monaci o frati?

Fino alla morte di San Francesco (1226) ci sono solo monaci.
Dopo si formano gli ordini mendicanti, che non lavoravano e vivevano di elemosina, i cui componenti si chiamano frati.
Nei monasteri vivono i monaci. Nei conventi vivono i frati.
La differenza fondamentale è sul concetto di povertà. La povertà degli ordini mendicanti è più accentuata: i conventi sono minuscoli ed essenziali.
I monasteri hanno edifici grandiosi (pensate a Praglia, PD) con espressioni artistiche d'avanguardia. Perché sia maggior gloria a Dio.
La regola educa lo spirito all'umiltà ma educa il corpo alla bellezza (e cura anche i dettagli dell'abito e delle decorazioni estetiche degli spazi).

 L'abate

in un monastero normalmente il superiore dei monaci è abate, cioè padre.
Dal III secolo tradizionalmente ogni gruppo di monaci ha avuto come superiore un padre che era soprattutto un padre spirituale. Da qualche secolo si è iniziato a distinguere tra comunità grande e comunità piccola. Nel raggruppamento di cui fa parte Novalesa per avere un abate si richiedono 12 monaci professi e solenni (definitivi); chi è al di sotto dei 12 monaci ha un priore.
L'abate oggi una la mitra, il pastorale, l'anello e la collana: sembra un vescovo e non lo è. E' successo che verso il 1200-1300 gli abati si sono avvicinati all'episcopato e hanno preso le insegne.
L'elemento essenziale dell'abate è il pastorale (bastone che è segno della paternità spirituale) difatti già nel deserto sant'Antonio abate, Paconio che aveva un'infinità di monaci, portavano il bastone a Tau. C'è una mozione all'interno dell'ordine per togliere i caratteri vescovili dalle insegne dell'abate. Un'altra mozione interna tenta di svincolare la figura dell'abate dal ruolo di sacerdote. I monaci sono laici (con voti, ma laici) o sacerdoti, ma l'abate deve essere sacerdote.

Gli obati

In fenomeno dura per molti secoli, inizia nell'antico testamento e perdura in epoca cristiana.
I genitori stabiliscono il futuro dei figli offrendo il figlio a Dio.
Nel 742 san Bonifacio ha un dubbio e si rivolge al papa: ai bamibni che vivono in monastero da piccoli (4-5 anni) si deve chiedere la conferma quando raggiungono l'età adulta (15 anni)?
Risposta: no, ciò che è stato donato a Dio è di Dio. Il principio è perfetto, l'applicazione ha dei risvolti orribili.
Solo con san Bernardo (i cistercensi) iniziano ad avere monaci solo adulti e a non accettare bambini.

Quanto tempo ci vuole per divenire monaci?

Attualmente si chiede un anno di prova e poi l'impegno formativo di almeno tre anni di cui uno (in genere il primo) può essere di noviziato canonico. Dopo il primo anno di formazione si può fare la provessione temporanea.
Fino al 1917 l'istituto aveva un'unica professione a 16 anni, da allora è stata fatta l professione temporanea, rinnovata di anno in anno fino almeno a 21 anni di età e poi la professione definitiva.
Tra la professione temporanea e quella definitiva o solenne possono passare fino a nove anni di formazione. La professione solenne viene autorizzata dalla comunità con giudizio insindacabile.
Alla fine di ogni anni di noviziato c'è una votazione di idoneità con voti segreti. Se non si supera l'esame entro 24 ore si deve lasciare il monastero.

Padre Giovanni Lunardi, abate di Novalesa
sabato 5 maggio 2001

Sede: c/o Sacra di San Michele
Via alla Sacra, 14 - 10057
S.Ambrogio di Torino (TO) 

Telefono: 011.93.91.30
Fax: 011.93.97.06
Email: sito@avosacra.it

 Per contribuire ai contenuti del sito, scriveteci a redazione@avosacra.it

Codice Fiscale: 95532120011